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ARTE/CULTURA
30.09.19 - 16:000

L'arte dei cacciatori di teste del Borneo in mostra

A Lugano la più grande esposizione di arte dayak del Borneo degli ultimi quarantacinque anni, fino al 17 maggio 2020

Le rubriche di fashionchannel.ch: “ARTE e CULTURA”, alla scoperta di di artisti, mostre e spettacoli

LUGANO - La nuova grande esposizione temporanea del Museo delle Culture è dedicata all’arte e alla cultura materiale dei Dayak del Borneo ed è frutto della ricerca pluriennale condotta dal MUSEC, in collaborazione con partner scientifici internazionali. Si tratta di una delle maggiori esposizioni al mondo mai realizzate su questo tema e senz’altro la più ampia degli ultimi quarantacinque anni.

La mostra e il libro riccamente illustrato che la accompagna (Arte dayak di Paolo Maiullari, Culture Arts&Books, Lugano 2019, pp. 296) sono il coronamento di un percorso di ricerca, valorizzazione e accrescimento delle collezioni del MUSEC di arte del Borneo, avviato una quindicina di anni fa e che ha già portato alla realizzazione di esposizioni e pubblicazioni, come pure ad azioni di cultural diplomacy in sinergia con le autorità indonesiane.

Le centosettanta opere esposte sono state prodotte per la maggior parte tra l’inizio dell’Ottocento e la metà del Novecento e provengono sia dalle collezioni del MUSEC, sia da altri quattro musei etnologici svizzeri (Basilea, Berna, Neuchâtel e Zurigo) e da collezioni private svizzere ed europee. Sono rappresentative dei maggiori generi di arte dayak diffusi in Occidente: sculture monumentali di legno, maschere, bastoni magici da caccia, pagaie, armi da  guerra, tessuti, ornamenti per il corpo, indumenti, crani-trofeo, matrici da tatuaggio, porta-neonati, elementi architettonici, strumenti musicali, giare e oggetti di cultura materiale intrecciati e decorati.

L’esposizione occupa le quattordici sale del primo e del secondo piano di Villa Malpensata. Due sono i temi principali del percorso espositivo, che si articola in undici sezioni tematiche. La prima parte della mostra si sofferma sull’incontro tra le popolazioni Dayak e l’Occidente, che ha dato avvio alla ricerca etnografica e all’interesse collezionistico e ha influenzato la maniera occidentale di guardare al Borneo e ai suoi abitanti nativi. La seconda parte della mostra, proponendo un cambio di prospettiva, accompagna progressivamente il visitatore alla scoperta dei significati e dei valori propri delle opere esposte, in cui si esprime la relazione tra gli uomini, le divinità e i fenomeni naturali di una delle ultime terre ignote del pianeta.

Redazione Cultura

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